Marcello Polacci, Presentazione Catalogo Fabiano, 1993

Ritengo che la pittura di Gian Paolo Giovannetti dovrebbe essere presentata da un critico d'arte ben più qualificato di me. Io sono solo un pediatra che, per ragioni professionali, ha avuto l'opportunità di avvicinare numerosi grandi artisti contemporanei, di diventarne amico e di poter coltivare così la sua grande passione per l'arte. Avevo già visto in passato alcune opere di Giovannetti, ma una notevole impressione ha suscitato in me una visita al suo studio di Fabiano. Ho potuto così conoscere più da vicino l'uomo e ho potuto vedere l'artista inserito nei luoghi in cui si è formata l'idea germinale delle sue opere.

Bisogna veramente conoscere l'uomo Giovannetti, il suo entusiasmo, la sua ritrosia, la disarmante innocenza, per poter capire i suoi quadri. Giovannetti è un raro esemplare di artista di una razza genuina e di un ambiente ormai scomparsi, sommersi dalle pose dei falsi esistenzialisti e dai carrieristi. Certamente l'opera d'arte esaurisce in se stessa il proprio significato. Tuttavia, per comprenderla meglio, è necessario conoscere la poetica dell'autore, le motivazioni da cui si origina, le intenzioni e le circostanze che l'hanno fatta nascere.

Gian Paolo Giovannetti ha le radici nei paesini dell'alta Versilia, dove è nato e ha vissuto a lungo, dove ha dipinto i primi quadri e dove ancora vivono la madre, i parenti, i vecchi amici. In quei paesi dai nomi suggestivi per noi versiliesi - Giustagnana, Fabiano, Azzano, La Cappella - capita di sentire ancora le grida dei cavatori e i boati delle mine dalle cave; paesi arroccati su pareti ripide in mezzo ai boschi di castagni, dominati dalla sagoma imperiosa dell'Altissimo.

La pittura di Giovannetti è strettamente connaturata con questo ambiente. I suoi quadri evocano immagini e stati d'animo dell'infanzia, immagini di inverni grigi di neve, di paesaggi melanconici fra la nebbia, di giornate splendenti di luce filtrata dai boschi e di notti di luna colme di mistero. La poetica di Giovannetti affonda e ricollega le sue radici al mondo dell'infanzia e la esprime con una pittura "tradizionale", preziosa nella qualità delle figure. Eseguite con cura, neanche tanto ingenue, tali figure sono puntualmente riconoscibili e apparentemente di facile lettura. Questa semplice figurazione è però densa di contenuto. Basta infatti un esame più attento, che superi la prima fase di adesione sentimentale, per accorgersi di quanta misura compositiva, di quale genialità linguistica e di elaborazione pittorica siano compresi in questi dipinti. La nostra coscienza e la nostra ragione si trovano spaesate se cerchiamo di interpretare il loro significato recondito. Il pittore si è posto dinanzi al vero in due situazioni diverse: una, tesa a una raffigurazione naturalistica, secondo schemi e tecniche tradizionali; l'altra, mirante a ricondurre la visione dei luoghi natali e delle figure a lui familiari, entro schemi che si potrebbero definire, con molta approssimazione, simbolisti e metafisica, con una evocazione quasi religiosa di un mondo di solitudine e di silenzio. Nelle sue opere c'è quindi come un dualismo, un doppio movimento compositivo delle immagini: il fondo sottilmente tonale, con riferimenti anche a toni locali, evoca l'atmosfera valendosi di ampie stesure di grigi, di azzurri e di rossi intensi (il suo colore preferito), e in mezzo si muovono, ma su un altro piano, quasi sovrapposto, le figure, come a stabilire un contrappunto. Sono figure, nature morte, animali, le volpi predilette, il nibbio, l'albero: i suoi simboli. Trasferisce un moto romantico dell'animo in segni vividi, in descrizioni senza giochi di gusto. Nelle sue opere si sente la determinata ricerca della realtà legata al suo mondo, o meglio all'essenza della realtà. Una visione attenta all'aspetto esteriore delle cose, ma anche all'immaginazione e all'intelligenza dello spirito, un modo di dipingere che coglie sentimenti ed emozioni, ricordi, passioni, sogni. E' una poesia semplice e per questo più difficile e profonda; è la poesia di chi cerca un linguaggio che oggi si possa ancora usare, che abbia un valore umano, sentimentale, senza fioritura decoratine, senza intellettualismi fini a se stessi, senza accademia.

I personaggi e le cose sono trasfigurati in una dimensione da fiaba, circondati da un'atmosfera intatta e incantata. I volti sono come maschere ieratiche, che l'assenza di pittura del fondo ci fa apparire come inchiodate sulla tavola. Il mondo onirico delle sue opere appare così magicamente reale. Ci porta i ricordi dell'infanzia con immagini e simbologie serene e candide: gli echi delle voci dei cavatori, i rumori degli scarponi chiodati sull'acciottolato dei riccetti del paese, l'immagine furtiva delle volpi che da bambino ha visto aggirarsi vicino alle case. Sono i ricordi delle notti, dei giorni, dei primi amori, dei balli, del vino, degli amici, dei sapori e dei profumi dei boschi dopo la pioggia. Sono i ricordi delle fola che gli raccontavano da bambino e che impressionavano la sua fantasia.

Negli ultimi due anni Giovannetti ha sentito il bisogno di usare altri materiali oltre l'olio, la tempera e la tela. Ha cominciato a costruire da sé i supporti delle sue opere, ha recuperato vecchie tavole, sportelli di finestre e di mobili che altri hanno buttato via; lui umilmente li ha raccolti e ripuliti, li ha aggiustati, incollati, inchiodati, li ha rinforzati e aggiuntati con altri legni e infine li ha dipinti. "Alcuni - dice - sono meglio dietro che davanti; sembrano tabernacoli, di quelli che nelle feste del paese portavano in processione". Sono oggetti d'uso buttati via che egli recupera dando loro una nuova vita, una nuova dignità e dimensione di rispetto. Su quei supporti da lui preparati e dipinti, ci lavora, ci applica dei teli di grezza juta, che incolla, inchioda, modella e dipinge; quasi una veste alle sue figure. Le forme nascoste sotto la tela grossolana suggeriscono suggestive curve di un corpo vivente. Non c'è nessun significato particolare nella balla, c'è forse qualche richiamo ai volumi propri della scultura; riaffiora la sua origine di scultore. L'uso di questo materiale è stato, come dice lui, un "discorso maturato nell'intimo, ma che poi è venuto fuori da sé. Ho pensato a quei volti, anche classici, accostati a queste rozze jute inchiodate su questi materiali poveri".

In queste ultime opere non si può parlare di arte materica alla Tapies o alla Burri, dove il materiale usato costituisce la base della qualità espressiva dell'opera. Giovannetti ha riscattato l'oggetto di consumo, rendendolo "protagonista" dell'immagine pittorica e plastica.

Gian Paolo Giovannetti è una espressione autentica della nostra provincia e noi sappiamo che nella provincia nascono e si arricchiscono le vene più spontanee, più sensibili e rigogliose dell'arte. I suoi quadri sono la sua maniera di essere, di stare al mondo. Esprimono la sua disarmante innocenza nella dimensione di fiaba; è vicino a tutti quelli a cui piace credere in un'atmosfera intatta e incantata, magicamente reale. Sotto l'aspetto umano è una visione di grande interesse per tutti coloro che hanno l'animo aperto a sentire le profonde emozioni suscitate dall'Arte.

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Gian Paolo Giovannetti pittore Sito internet ufficiale
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